Azione 4
A «caccia» di lupi e cinghiali
L’osservazione di specie animali selvatiche nel proprio habitat è ormai diventato uno degli obiettivi che gran parte degli escursionisti e fruitori della natura inseguono; tali momenti diventano una vera e propria scommessa quanto più l’ambiente è selvaggio ed è abitato da specie elusive oppure da specie endemiche, confinate in determinate aree geografiche.
Intraprendere attività escursionistiche in ambienti naturali, indipendentemente dalle estensioni superficiali, anche in funzione della probabilità di incontrare specie selvatiche, è uno stile di vita wilderness.
La Wilderness Leadership School (movimento per la wilderness mondiale) fu fondata nel 1958 dal leader sudafricano Ian Player, dopo che ebbe scoperto la filosofia sentendola come propria visione interiore nel rapporto quotidiano che ebbe attraverso la sua professione di Ranger al servizio del Parchi Nazionali sudafricani, ed in particolare come Ranger dell’Umfolozi Game Reserve – nel cui ambito fece poi designare un’Area Wilderness. Egli lanciò l’idea dei “Wilderness Trails” da contrapporsi alla visita in automobile dei Parchi ed ai brevi approcci con la fauna nei centri visita e/o nei Giardini Zoologici.
La scuola da lui fondata ha da allora guidato ben 40.000 escursioni in esperienze wilderness, educando la gente al valore di vivere il mondo della natura anziché limitarsi a visitarlo. Grazie a questa scuola oggi i “Wilderness Trails” sono una pratica che quasi tutti i Parchi africani hanno adottato, in molti casi designando anche delle Zone Wilderness nei loro ambiti, riservate a questo turismo di qualità. L’osservazione della fauna selvatica quindi, soddisfa i frequentatori della natura con un coinvolgimento emozionale diverso a seconda dell’approccio.
La fauna, per esempio, può essere percepita come spettacolo naturale, soprattutto in coloro che vedono alcuni animali per la prima volta, o come avventura, per la possibilità di incontrare un animale molto raro o solo per sapere di aggirarsi in boschi frequentati dal lupo o dal gatto selvatico, e non è da escludere infine la fauna come risultato conquista, tipico approccio dei cacciatori fotografici. Le attività, indirizzate ai cittadini e agli studenti di ogni ordine e grado, coordinate dall’associazione Ce.R.B. in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, sano organizzati sia come corsi residenziali (campi natura) della durata di 3 o 5 giorni, utilizzando le strutture e la foresteria della Stazione Biologica che come escursioni giornaliere. In particolare, lo “studio” e la scoperta del rapporto preda-predatore è indirizzato al lupo, specie all’apice della catena alimentare e che suscita interesse e curiosità, e alla sua preda d’elezione, il cinghiale.
Le attività sono organizzate durante le diverse fasi del ciclo biologico delle due specie (stagione riproduttiva, allevamento dei piccoli, etc.), portando i visitatori a diretto contatto attraverso il riconoscimento delle impronte lungo una pista, il ritrovamento dei resti di pasto e il riconoscimento della preda, l’osservazione della composizione dei gruppi familiari del cinghiale e dei branchi di lupi mediante l’analisi di video e foto ottenute attraverso la collocazione di video-fototrappole nei punti di passaggio individuati.
Sono inoltre effettuati sopralluoghi notturni con l’intento di ascoltare gli ululati dei lupi che saranno stimolati grazie all’emissione di quelli registrati (playback) (tecnica del wolf-howling); l’adozione del metodo del wolf-howling permetterà di vivere un’emozione unica e forte, di vero contatto con il “grande predatore” oltre che di individuare e conoscere le caratteristiche ambientali dei siti di svezzamento dei cuccioli (rendez vous) e la composizione numerica dei branchi.