JAZZO CORTE CICERO
la lana del lupo
E’ stato un giorno d’inverno, non ricordo bene ma forse eravamo ad un seminario sul lupo tenuto da Giorgio Boscagli o sul cinghiale dall’amico Duccio Berzi organizzato dall’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, quando conobbi Annamaria Ponzetti, proprietaria dell’ovile assieme ai suoi fratelli Vittoria e Carlo, già società agricola “Masseria Tre Fratelli Corte Cicero”. Grazie alla sua tenacia, alla grande sfaccettatura culturale e sensibilità è stata capace di conservare non solo la storia di una nobile famiglia, Viti De Angelis, che affonda le proprie radici nella cultura contadina altamurana tipica del territorio murgiano ma di un intero contesto ambientale unico, dove le pecore, grossa lana, si confondono e si mescolano con i muschi e i licheni che tappezzano le rocce calcaree affioranti, la fragranza delle erbe spontanee e con l’ombra delle roverelle, di un perastro o di un mandorlo selvatico solitario e irto di spine.
… ho “presentato” a lei l’dea del progetto che fu poi chiamato ALLUPO; non passò neanche una notte e subito ci “presentò” l’ovile, Corte Cicero, in tutto il suo silenzio e le sue voci nascoste tra quelle pietre che delimitano lo jazzo e le corti, la casa dei pastori e la “cattedrale”. Nasce così l’azienda silvopastorale Jazzo Corte Cicero – la lana del lupo, l’avamposto, con l’intento di espletare le azioni di progetto, di ospitare la Stazione Biologica, ufficio territoriale dell’Associazione Centro Ricerche per la Biodiversità, per il presidio del territorio, per svolgere attività didattiche e di ricerca sulla conservazione dei sistemi agro-pastorali, di allevare, valorizzare e di tutelare le razze domestiche autoctone pugliesi in via di estinzione.
Corte Cicero, “corte dove nascono i ceci”; cicero parola dialettale che sta ad indicare una specifica pianta luguminosa, il trifoglio, nobile essenza dei pascoli con baccelli ricchi di ceci (ciceri). Lo jazzo è stato il braccio destro, lo spazio produttivo, l’ovile del Casino Viti De Angelis posto più in alto dove a partire dal 1600 venivano allevati cavalli, bovini e pecore. Le strutture masserizie di Corte Cicero sono lievemente adagiate in una delle lame e solchi vallivi che caratterizzano il complesso sistema topografico di Parco La Mena, zona situata in agro di Altamura ricca di pascoli, pascoli arbustivi con esemplari centenari di mandorlo selvatico Prunus webbii, antenato di tutte le varietà oggi coltivate, e di fitti boschi di roverella Quercus pubescent. L’area oltre ad avere un grande valore naturalistico affonda il suo più profondo essere tra la storia sociale ed economica di ieri e quella di oggi. Ieri è stata palcoscenico di tutta quell’economia che arricchiva il Sud, l’allevamento ovino. La Mena, la Mena delle pecore, la Dogana, quando si effettuava la transumanza l’arrivo degli armenti sulla Murgia in autunno veniva registrato alla Mena e i proprietari pagavano una quota per il pascolamento. A Parco La Mena venivano “menate” le pecore… Oggi molti pascoli sono stati sostituiti dai seminativi e l’attività pastorale si è ridotta a poche aziende “sedentarie”, solo i fratelli Schiavarelli effettuano una sorta di transumanza locale utilizzando le aree più alte durante l’estate. Nel comprensorio importanti sono gli allevamenti di pecora Altamurana, razza autoctona in via di estinzione, “missione” portata avanti dall’azienda di Antonello Viti De Angelis e da Jazzo Corte Cicero. La Masseria, lo jazzo e suoi boschi sono stati i luoghi del pensiero, del rifugio e della lotta, qui passò e fece base con i suoi contadini e contadine il Generale dei Briganti, Carmine Crocco di Rionero in Vulture.
Oggi l’azienda silvopastorale Jazzo Corte Cicero, un tempo parte integrante della proprietà Viti De Angelis, gestisce circa 200 ettari tra pascoli, pascoli arbustivi e arborati, e boschi cedui di roverella. L’attività pastorale e di pascolamento non fu più effettuata almeno dalla metà del 1980. Le terre e le strutture nell’ultima fase sono state utilizzate per l’allevamento e il pascolamento delle vacche podoliche che “arrivavano” dalla Basilicata in inverno e rimanevano fino alla metà di giugno. L’azienda, grazie al progetto Allupo, contribuisce alla valorizzazione delle razze domestiche autoctone, alla diffusione della cultura contadina e della conduzione sostenibile, alla conservazione dell’arte e dello stile di vita transumante, alla promozione della ricerca per la conservazione del lupo e della biodiversità dei sistemi agro-pastorali.
L’azienda è custode della pecora altamurana, sono allevati bovini podolici, cavalli murgesi e capre siriane.
Seguendo sempre la pista dell’impegno preso nell’ambito del progetto ALLUPO di coinvolgere i pastori, gli allevatori alle tematiche della conservazione degli habitat e della biodiversità con particolare attenzione a vincere la scommessa “convivere con il lupo è possibile”, l’azienda silvopastorale Jazzo Corte Cicero ha stretto un patto, un’alleanza, una collaborazione con l’azienda di Federico Varallo di Alfedena (Aquila, Abruzzo), allevatore di bovini podolici che pratica l’arte della transumante. Federico in estate, durante la monticazione, “pascola” le aree a ridosso del perimetro del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in particolare utilizza i pascoli del m.te Amaro che sovrasta i comuni di Villetta Barrea, Barrea e Civitella Alfedena. Suo padre Rolando ha percorso per più di 30 anni i vecchi e grandi tratturi erbosi che collegavano i pascoli delle Puglie alle terre abruzzesi; in particolare, le vacche della famiglia Varallo pascolavano durante il periodo inverno-primavera nell’area di Bosco Incoronata a Foggia e percorrevano il tratturo Candela-Pescasseroli per raggiungere in estate i territori protetti dell’allora Parco Nazionale d’Abruzzo, oggi Abruzzo, Lazio e Molise.
Jazzo Corte Cicero, a partire da questa stagione autunnale, condivide le strutture masserizie e i servizi, nonché parte dei pascoli, con l’azienda Varallo al fine di riprendere e valorizzare la transumanza sulle murge, diffondere il pensiero comune della conservazione delle risorse naturali. Questo “patto” di amicizia-produzione-conservazione vuole mantenere vivo quell’antico e sottile legame storico, culturale e socio-economico tra l’Abruzzo e la Puglia, tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, territorio dove ha avuto inizio la battaglia sulla conservazione del lupo, dove è stata vinta la scommessa, dove i pastori hanno imparato a convivere con i lupi, e il Parco Nazionale dell’Alta Murgia teatro di nuovi eventi, di vecchi territori rioccupati e ripresi dal lupo. Quello che si è assistito nel Parco Nazionale d’Abruzzo e oggi nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, così come in altre realtà territoriali italiane, è una storia ambientale-conservazionistica con un suo lieto fine che non può concludersi o fermarsi qui. La conservazione è fatta di azioni concrete e dinamiche che devono essere perpetrate quanto più a lungo possibile. La collaborazione tra le due aziende aspira a mantenere vivo il ricordo di un percorso lungo e duro, di un cammino che ha visto e che vede i lupi correre liberi ed ululare alla notte.
Le aziende Jazzo Corte Cicero e Varallo sostengono, diffondono la conservazione del lupo e il suo valore ecologico; attraverso la produzione e la vendita del formaggio caciocavallo podolico dei lupi intendono promuovere e contribuire alla ricerca e al monitoraggio del lupo e degli uccelli indicatori della qualità dei sistemi agro-pastorali.
Qui, l’azienda Jazzo Corte Cicero – la lana del lupo ospita oltre ad una comunità di pastori e vaccari anche una scientifica. Qui si studia l’ecologia del pascolo, le interazioni tra il diverso uso del suolo, struttura della vegetazione e le comunità animali a diversi livelli trofici. Qui è il laboratorio per gli studenti di Scienze Biologiche e Naturali dell’Università di Bari che frequentano i corsi di Zoologia, Zoologia Applicata, Conservazione e Gestione dei Sistemi Agro-pastorali. Qui si realizzano giornate studio per studenti di ogni ordine e grado, piccoli e grandi, sulle tematiche ambientali che vedono interagire l’allevamento e la conservazione della biodiversità. Qui è la Scuola del Pastore. Qui si accolgono viandanti, viaggiatori e gente senza tempo.
Jazzo Corte Cicero – la lana del lupo e la Stazione Biologica ad oggi hanno ospitato oltre una ventina di viaggiatori provenienti da tutto il mondo (Francia, Stati Uniti, Russia, Repubblica Ceca, Olanda, Inghilterra, etc.) afferenti al circuito Workaway. Qui hanno potuto apprendere le pratiche pastorali, i principi della conservazione e condiviso un’idea.
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